Il tabacco riscaldato fa meno male? Da quando questo nuovo modo di fumare è stato immesso sul mercato, grazie ai produttori dei relativi dispositivi, questa domanda circola insistentemente tra i tabagisti e l'opinione pubblica in generale, creando, come è normale in questi casi, detrattori e sostenitori. Si tratta di piccole cartucce di normale tabacco che vengono inserite all’interno di dispositivi elettronici dove il contenuto non viene bruciato ma riscaldato; tale azione genera del fumo che viene inalato.; gli strumenti utilizzati differiscono dalle famose sigarette elettroniche in quanto quest’ultime contengono in realtà soluzioni particolari a base di nicotina e aromi vari. Bisogna fare subito una precisazione: anche in questa forma, il tabacco contiene nicotina, che porta alla dipendenza e crea tutti i problemi di salute che tutti dovrebbero conoscere: Il mercato dei prodotti a tabacco riscaldato è in forte crescita, soprattutto in Italia, dove le vendite rappresentano il 7,5% del totale delle sigarette. I produttori sperano di ingrandire la loro fascia di mercato, raggiungendo i fumatori che mirano a smettere o almeno a ridurre i danni del fumo, nonché i giovani che sono fortemente attratti da prodotti innovativi e tecnologici. Il marketing di questi prodotti sfrutta il messaggio della riduzione del rischio e della minore esposizione al fumo passivo, ma anche, se non soprattutto, sull’effetto che l'aspetto estetico e sociale di questi dispositivi comporta.
Cominciamo a fare chiarezza sull’oggetto del contendere.Cos’è il tabacco riscaldato e come si fuma
L’utilizzo di questo prodotto, al posto delle tradizionali sigarette e delle e-cigarettes, viene caldeggiato dalle lobbies del tabacco come loro alternativa meno dannosa, affermazione ripresa dai vari sostenitori.
Ma è vero che il tabacco riscaldato causa meno danni?Pericolosità delle sigarette a tabacco riscaldato
Questi risultati sollevano preoccupazioni sulla sicurezza a medio e lungo termine dei dispositivi per il tabacco riscaldato.
Infatti, come abbiamo visto, queste sigarette, oltre alla nicotina, contengono le sostanze chimiche presenti direttamente nel tabacco, come lo stagno, metallo che irrita le mucose, il black carbon, composto carbonioso che trasporta elementi tossici, e la formaldeide, cancerogeno di gruppo 1 secondo le ricerche dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità). Il livello di queste sostanze è inferiore rispetto alle sigarette tradizionali (punto sul quale insistono i non pochi sostenitori), ma non nullo.
Una ricerca commissionata dal governo giapponese ha dimostrato che i livelli di sostanze tossiche sono simili, se non superiori, a quelli di una classica sigaretta, smentendo i risultati degli studi condotti dai produttori che sostengono ci sia una riduzione del 90-95% di questi composti dannosi.
Inoltre, non ci sono ancora studi a lungo termine che dimostrino che l'uso di sigarette a tabacco riscaldato riduca il rischio di insorgenza di formazioni neoplastiche rispetto al tabacco a combustione; ed è da sottolineare che anche fumo emesso da questi prodotti può esporre i fumatori passivi a danni certi.Mercato, marketing e giovani ("svapatori" e fumatori)
Cosa dire poi dell’azione delle campagne di marketing sviluppate attorno al tabacco riscaldato e dei suoi effetti?
Fatto preoccupante è che il Governo italiano al momento non ha raggiunto un accordo sul recepimento della direttiva UE sui prodotti a tabacco riscaldato (per l’esattezza sull’articolo 25 della normativa), con cui l’Unione Europea li equipara alle sigarette per quanto riguarda il divieto di aggiungere aromi e sull’obbligo di riportarne le avvertenze sanitarie grafiche sulle confezioni (le c.d. immagini shock).
Tale regolamentazione potrebbe limitare il marketing mirato ai giovani, educandoli sul pericolo costituito dal tabacco riscaldato e a implementare misure per prevenirne l'uso e la diffusione.
Questi prodotti, inoltre, non sono raccomandati per chi vuole smettere di fumare, poiché mantengono la dipendenza dalla nicotina e non eliminano il rischio di malattie collegate al tabagismo; per di più, possono favorire l'inizio del consumo di tabacco tra la popolazione di non fumatori o che usano le sigarette elettroniche, creando purtroppo una porta d'ingresso o di ritorno verso le sigarette tradizionali.